Io allatto ancora.
Parlare di maternità e allattamento non sempre risulta facile, anzi spesso, forse anche troppo spesso si cade nei banali clichet e luoghi comuni che vedono una neo mamma super felice o in preda agli sbalzi ormonali per tutto quello che le accade con il suo bimbo.
Io sono mamma solo da 15 mesi e mezzo, quasi sedici ormai e ho un lunghissimo percorso davanti a me che so sarà pieno di salite e discese e so anche che questo cammino che mi aspetta mano nella mano con il mio bimbo sarà emozionante e difficile, sarà tenero e pieno di spine, sarà avvolto dalla nebbia che poi magicamente lascerà il posto ad una luce stupefacente e sono pronta ad affrontare tutto quello che succederà nel momento in cui accadrà con la giusta dose di coraggio e titubanza così come credo sia giusto.
(foto da instagram)
In questi miei primissimi mesi da mamma la mia vita è stata completamente modificata sotto tutti i punti di vista: fisico, emotivo, sentimentale e sociale; ognuno di questi aspetti ha subito dei cambiamenti radicali e se per certi versi ne sono rimasta sbalordita, per altri ne sono anche molto molto contenta. Prima di sapere che fossi incinta, dato che la gravidanza e l’idea di poter aspettare un bambino non erano davvero una delle mie priorità non mi ero mai posta la questione di come sarebbe stato allattare, di cosa volesse davvero dire allattare e di quale enorme lavoro e responsabilità fosse il periodo dell’allattamento, lungo o corto che potesse mai essere; anzi a dirla tutta non ero solidale con le mamme che in ogni occasione sfoderavano la tetta ma non per un marcato senso del pudore, ( dai su non ci si scandalizza per le esplicite campagne pubblicitarie piene di seni nudi, figuriamoci per una mamma che allatta il proprio bimbo/a), ma perchè “la cosa” non mi tangeva minimamente e per questo che una ragazza allattasse suo figlio al seno o al biberon non era proprio affar mio.
Ho iniziato a maturare interesse nella seconda metà della mia gravidanza, nonostante non avessi tantissimo tempo per potermi godere il pancione come ora invece avrei voluto, e ho iniziato a informarmi sull’allattamento grazie anche ai colloqui con la mia ginecologa e la mia omeopata che mi hanno entrambe espresso il loro personale punto di vista; ho letto tanto e mano a mano che la mia pancia cresceva e si avvicinava il termine della gravidanza ero sempre più insicura perchè non sapevo assolutamente a cosa sarei andata incontro.
Il corso di “accompagnamento al parto” così come si è svolto quello a cui abbiamo partecipato in coppia io e il mio compagno è stato di una inutilità estrema, tanta teoria su come si sarebbe svolto il parto ( perchè ovviamente tutti i parti sono uguali!), su come fosse più comodo allattare e in che posizione, tante parole al vento ma poi non un sostegno reale, vero e che potesse in qualche modo essere valido nel momento magico in cui varchi la porta di casa per la prima volta in tre; nel momento però in cui abbiamo seguito il corso ovviamente eravamo entrambi impreparati su tutto e forse nemmeno tanto concentrati davvero su quello che stavamo facendo perchè il lavoro in quei due mesi prima del termine era sia per me che per lui il primo e unico pensiero dalla mattina alla sera e quindi affrontavamo tutto quello che riguardava la gravidanza non come un piacere ( non dico che non fossimo felici, solo che non avevamo il tempo di godere di questa felicità), ma come un ulteriore dovere da scadenzare insieme a tutto il resto; io non ero spaventata da quello che avrei affrontato nel momento del parto, ero mentalizzata che avrei affrontato il parto e i giorni successivi senza ansia o timore e così infatti è stato, ma la sorpresa maggiore è stato proprio vivere l’allattamento a cui davvero non ero pronta.
Non so se sia successo anche a qualcuna di voi, ma io ho iniziato a perdere liquido dai capezzoli all’ottavo mese di gravidanza e questa cosa non mi era molto chiara e quando chiedevo qualche spiegazione sul perchè mi succedesse ricevevo in cambio invece che una briciola di risposta solo un sorriso come a dire “oh che roba carina!” e io che pensavo “si ma quindi!?!?!?! invece che guardarmi e sorridere mi spieghi perchè cazzo perdo liquido dal seno!?”, niente risposte ma solo sorrisi ebeti; in compenso però in negozio quando le clienti mi vedevano con il pancione si sentivano in estremo diritto di raccontarmi le loro terribili esperienze di allattamento pazzesco, con capezzoli ritorti, piuttosto che inesistenti, lacrime da parte di madre e figlio perchè sembrava che nessuna avesse una goccia di latte, oppure quei piccoli demoni che volevano a tutti i costi stare attaccati al seno tantissimo invece che rispettare le magiche 3 ore tra una poppata e l’altra, e per tutti questi racconti io ringrazio di essere così testa di cavolo da non aver fatto mia nemmeno una parola, ma semplicemente essermi stampata un grande sorriso sul viso e aver schiacciato mentalmente il pulsante che fa partire i jingle da ascensore e aver resettato nel momento stesso in cui uscivano dal mio negozio ogni singola parola, perchè sono sempre stata convinta che ogni esperienza è assolutamente e fortunatamente personale e volerla a tutti i costi condividere spesso è inutile, soprattutto quando si vuole “aiutare” la persona che ci sta davanti e in realtà la si sta terrorizzando o ci si sta provando.
Fino al momento esatto in cui ho visto per la prima volta il mio bimbo, non avevo ancora la più pallida idea di cosa fosse l’allattamento: ha fatto tutto lui. In una frazione di secondo, mi ha dato la scalata dalla pancia fino al seno e si è attaccato subito da solo, in piena e dolcissima autonomia. Io non sapevo nulla, non conoscevo ancora nemmeno quel micro bimbo che avevo fra le braccia e lui invece così piccolo, con gli occhi ancora chiusi, ancora legato a me dalla placenta si è attaccato al seno e ha iniziato a succhiare, e io l’ho guardato, lo accarezzavo senza paura, l’ho baciato e ho lasciato che facesse perchè lì in quel preciso momento ho capito che avrei imparato insieme al mio bimbo, e così è stato.
I primi mesi di allattamento sono stati altalenanti, ovviamente ho avuto occasione di imbattermi in persone che hanno messo in discussione il quantitativo di latte che ero in grado di produrre per soddisfare la fame del mio bimbo; ho utilizzato il famoso tiralatte perchè sembrava che non se ne potesse fare a meno, e mi sono fatta parecchi problemi quando utilizzando proprio il tiralatte sembrava che non fossi capace di riempire la bottiglietta fino in fondo, ma nessuno si era mai preoccupato di dirmi che la suzione del bimbo è completamente diversa da quella che può avvenire tramite il meccanismo del tiralatte e quindi E’ NORMALE che con il tiralatte non esca la stessa quantità di latte che invece il bimbo è in grado di succhiare in piena autonomia.
Ho avuto un periodo in cui pensavo di non avere abbastanza latte, perchè attaccavo Tommy al seno e lui piangeva disperato, così pensando che non uscisse nulla gli preparavo il latte in polvere, ( facendo una super ricerca e scegliendo alla fine quello della Holle che costava il triplo di quelli normalmente reperibili nei supermercati o in farmacia, ma pareva contenesse meno ingredienti di tutti gli altri, ma in ogni caso anche quello era addizionato di taurina, cosa che mi sembrava ridicola da dare ad un neonato), poi solo in seguito parlando con una ostetrica ho capito che Tommy molto probabilmente non piangeva perchè io non avevo latte, ma perchè il primo zampillo di latte che esce dal capezzolo subisce così tanto la forza della pressione che esce con grande potenza e quindi gli arrivava dritto in gola e lo prendeva alla sprovvista e ovviamente avendo lui solo il pianto come modo per esprimere qualsiasi tipo di emozione o disappunto, scoppiava in lacrime ma io non ero in grado di interpretare correttamente il suo pianto.
Era palese che io non avessi problemi di produzione di latte, ma purtroppo mi sono lasciata in parte condizionare da chi intorno a me si è sentito in dovere, senza avere le competenze corrette o pensando di fare una cosa giusta nel darmi consigli e opinioni non richiesti, di dirmi come, quando e quanto allattare il mio bimbo; nel momento in cui invece mi sono fermata e ho riflettuto serenamente, ho buttato via la confezione di latte artificiale che avevo aperta, ho regalato quella “di scorta” e ho deciso che da quel momento in poi saremmo tornati all’allattamento esclusivo al seno senza più ascoltare chi mi diceva che dovevo allattare ogni tre ore o che Tommy non doveva confondere il seno con il ciuccio (che peraltro lui non ha mai mai voluto).
Mi sono sentita libera di assecondare le nostre esigenze di mamma e bambino e così abbiamo ripreso un sereno equilibrio, senza più preoccuparci di quello che mi veniva detto o consigliato.
-Fine prima parte-
Enjoy the green side of life!
Blogger dal 2005, pasticcera professionista dal 2011 e mamma (quasi) a tempo pieno dal 2016! Creo contenuti digital e mi occupo di sviluppare ricette vegetariane e vegane per tutta la famiglia, e condividere consigli e tips per vivere green e sostenibile.
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