Io allatto ancora #4

Sono passati davvero tanti mesi dall’ultimo articolo dedicato all’allattamento, non per questo però l’argomento per me è calato di interesse o mi sono dimenticata di cosa voglia dire allattare: sono arrivata quasi a due anni di allattamento e ne sono molto felice, certo ci sono alti e bassi, ci sono momenti in cui vorrei davvero smettere e altri in cui so che mi pentirei di questa scelta perchè non mi sento pronta a porre una fine netta a questo rapporto così speciale che ho con il mio bambino.

Lui è assolutamente in grado di poter restare più di un giorno senza attaccarsi al seno, ne ho avuta la conferma quando a inizio anno è andato via per quattro giorni con i nonni in campagna, e ovviamente in quei giorni in cui io non ero con lui il seno non era alla sua portata e lui non ha avuto un solo momento in cui lo ha cercato, anzi era anche molto sereno e tranquillo, però appena è tornato a casa mi è subito saltato in braccio e ha iniziato a cercare insistentemente il seno per attaccarsi così come se quei giorni di distanza non ci fossero mai stati.

Perché vi parlo ancora di allattamento? Semplicemente perchè credo sia uno di quegli argomenti su cui si discute tanto ma non si finisce mai di approfondire e soprattutto in questi due anni mi sono resa conto di quante siano le mamme che non hanno la possibilità di avere informazioni in merito nonostante poi vengano circondate da “professori” che salgono su un piedistallo e pare abbiano la verità infusa su un argomento e un’esperienza di vita che magari in prima persona non hanno mai vissuto o affrontato.

Parlare di allattamento DURANTE la gravidanza.

Uno degli aspetti su cui spesso mi sono trovata a riflettere in questi due anni è stato il perché nessuno abbia mai pensato di parlare di allattamento DURANTE la gravidanza. Il mio corso di accompagnamento al parto è stato tremendamente inutile, l’ostetrica che lo ha tenuto era molto brava, si capiva che amava il suo lavoro e che ogni futura mamma da lei accudita sarebbe stata in ottime mani, ma gli argomenti trattati durante quelle interminabili ore di corso sono stati a mio personali avviso poco utili ai fini del parto vero e proprio, o meglio alla preparazione in vista del nuovo ruolo di genitori che le coppie si trovano a vestire dal momento in cui nasce il bimbo/a.

I nove mesi di gravidanza sono per ogni donna molto ricchi di emozioni, sensazioni nuove da riconoscere e gestire, eccitazione per l’arrivo del nascituro/a che sia il primo figlio o meno, spesso ci si sofferma su aspetti pratici di quella che sarà la nuova vita dopo il parto, ma non si affrontano mai o quasi mai quei temi che una neo mamma si troverà a dover fronteggiare da sola, se non ha la fortuna di avere accanto una ottima ostetrica che la segua anche nelle prime settimane post parto, dopo la nascita del proprio figlio e l’allattamento è esattamente uno di questi.

Recentemente ho letto un post, condiviso da una mia amica su facebook, che riguarda proprio il perché spesso falliscono gli allattamenti, mi sono fermata a riflettere molto dopo averlo letto e prendendo spunto da quello ho deciso di scrivere questo nuovo articolo.

Credo che sia fondamentale preparare le donne in gravidanza al momento in cui dovranno affrontare l’allattamento del proprio bambino, per fare in modo che possano arrivare preparate non solo a livello pratico, ma anche psicologico – anzi molto più a livello psicologico – così che possano vivere in grande serenità e consapevolezza questa nuova avventura che le vedrà protagoniste insieme al proprio bimbo. Esistono le associazioni di mamme che supportano neo mamme o donne in gravidanza proprio in merito all’allattamento, io stessa fino a che ho potuto ne ho frequentata una e sono sempre stata super felice di quei pomeriggi trascorsi a confrontarmi con altre mamme su come funzionasse l’allattamento; l’unica pecca di queste associazioni è che vengono pubblicizzate solo attraverso il passa parola, per cui vivono nell’ombra, quando a mio avviso sono una risorsa estremamente importante da valorizzare e sfruttare il più possibile. Esistono le DOULA, queste figure di supporto per le mamme che sono un sostegno davvero prezioso, così come esistono le consulenti per l’allattamento e la Leche League a cui rivolgersi per qualsiasi dubbio, ma tutto questo arriva sempre DOPO il parto, e in rare occasioni questo tipo di contatto c’è PRIMA del parto.

I TEMPI DEI BAMBINI

Alzi la mano chi di voi è stata avvisata prima del parto che la propria vita sarebbe stata completamente stravolta una volta iniziato l’allattamento? Magari lo avete sentito da chi ha partorito prima di voi, magari ancora prima di partorire sapevate che “bisogna far passare tre ore tra una poppata e la successiva” o che “devi attaccarlo quindici minuti da un seno e poi quindici dall’altro” o ancora “lascialo piangere, lo hai appena allattato, non può avere ancora fame“. Bene, tutte grandissime cazzate. Vi riporto qui un estratto dal post che vi ho linkato sopra:

” Ma il bambino ha dei tempi diversi, deve purgarsi, deve conoscere il corpo esterno della mamma, deve aspettare che pian pianino i suoi organi si adattino alla vita extrauterina.
Nel frattempo fa le prove con il seno della mamma, succhia il nettare magico – il colostro e fa il pieno di coccole e di riposo.
Ci sono bimbi che necessitano di più coccole, altri di più riposo.
Bisogna imparare ad accettarlo senza aspettative (“Ma guarda il bimbo della vicina come dorme, ma il bimbo di mia cugina si attacca ogni 3 ore, il mio in continuo, non avrò latte”).
Lasciamoci guidare dal bambino, è una strada sconosciuta, percorriamola con calma, non è facile, ma si può. I primi tempi (i primi mesi) con un bimbo sono così, lui ha questi tempi.
Possiamo decidere se forzarli o con meraviglia accondiscendere e lasciarci guidare da lui, e con lui percorrere questo viaggio stancante ma meravigliosamente appagante dell’amore lento, totale assoluto.

Questo a mio avviso è il punto centrale su cui modificare la gestione delle informazioni che riguardano l’allattamento: i tempi del bambino.

Noi adulti ormai abbiamo la gestione dei nostri tempi durante la giornata scandita dai vari impegni, doveri, lavori e tutto quello che dobbiamo assolutamente portare a termine, per piacere o per dovere. I neonati no; loro sono stati coccolati nella pancia della mamma per nove lunghi mesi, in un tempo che può sembrare infinito ma è l’unico che conoscono e quando vengono al mondo, noi abbiamo l’assurda pretesa che imparino (da soli ovviamente) a sottostare alla nostra routine, quando invece come dice l’autrice del post i bimbi hanno tempi diversi e spesso ( per noi ) giurassici. Allattare vuol dire essere a disposizione del proprio bimbo quando lui lo desidera, cercate di comprendere quello che intendo: non vuol dire diventare una mera fonte di latte, ma essere disposte a cambiare la propria quotidianità e i propri ritmi per assecondare quelli molto più lenti del proprio bimbo; allattare vuol dire essere mentalmente pronte ad affrontare una nuova esperienza che permette alla mamma di creare un rapporto unico e speciale con il proprio bimbo, fatto di momenti stupendi ma anche momenti difficili, ci saranno giornate in cui tutto filerà liscio e le poppate saranno seguite da una nanna profonda e altri giorni in cui sarà necessario incastrare gli impegni tra una poppata e l’altra rispettando sempre i tempi del bimbo, senza mai forzarli, senza mai avere fretta che si stacchi dal seno perchè c’è qualcosa di più importante da fare, senza pensare che “gli altri” non lo capiscano, perchè se sono così ottusi da non arrivare a comprendere che un neonato ha bisogno di attenzioni, cure e coccole costanti allora possono tranquillamente essere lasciati da parte fino a che non avranno un briciolo di lume e saranno più comprensivi con una neo mamma già alle prese con un lavoro davvero molto impegnativo.

ALLATTARE E’ UN LAVORO

Si, allattare diventa un nuovo lavoro per la neomamma.

 



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