I periodi sensitivi e lo sviluppo del linguaggio attraverso il metodo Montessori

Maria Montessori riprende il concetto di periodo sensitivo dagli studi del biologo De Vries sulla capacità di crescita degli insetti, applicando questa teoria sullo studio dello sviluppo del bambino.
Nel precedente articolo,  vi ho raccontato il concetto di mente assorbente e quanto sia importante l’influenza inconscia dell’ambiente. L’assorbimento di quest’ultimo avviene grazie alla sensibilità del bambino verso alcuni aspetti dell’ambiente stesso, piuttosto che verso altri.

i periodi sensitivi nel metodo montessori

I PERIODI SENSITIVI DI MARIA MONTESSORI 

Maria Montessori individua alcuni periodi sensibili, che definisce come sensitivi dello sviluppo, in cui il bambino si manifesta particolarmente sensibile all’acquisizione di alcuni caratteri, verso i quali si dedica nelle sue attività quotidiane, che gli permettono di acquisire nuove abilità.

“Se il bambino non ha potuto agire secondo le direttive del suo periodo sensitivo, è perduta l’occasione di una conquista naturale: ed è perduta per sempre” Maria Montessori

La celebre pedagogista ci rammenta di fare molta attenzione ai periodi sensitivi, perché hanno una durata temporale variabile, e superata la fase specifica non c’è più possibilità di tornare indietro e recuperare quella conquista naturale.
Per questo è fondamentale aiutare il bambino ad apprendere in maniera naturale, senza forzature, assecondando i suo interessi e aiutandolo a sperimentarsi nell’ambiente con semplicità, gioie e senza forzature.
I periodi sensitivi quindi sono occasioni da cogliere, manifestazioni dell’eccezionale intensità del rapporto tra bambino e mondo esterno e della grandezza dei poteri psichici infantili.

Maria Montessori, attraverso l’osservazione del comportamento infantile, individua quattro periodi sensitivi:

  1. del movimento (dalla nascita ai 4 anni),
  2. dell’amore per l’ambiente (dalla nascita ai 6 anni),
  3. dell’ordine (dalla nascita ai 3 anni),
  4. del linguaggio (dalla nascita ai 6 anni).

Nel periodo sensitivo del movimento il bambino manifesta il bisogno di esprimersi attraverso il corpo. Il movimento consente al bambino l’espressione dell’io, la costruzione della psiche, della coscienza, dell’intelligenza. Infatti il bambino si muove ed entra in relazione con l’ambiente, e devo essere lasciato libero di scoprire, afferrare, toccare, sperimentare e sperimentarsi per sviluppare la coordinazione ed il controllo. Il bambino impara naturalmente a stare in piedi, a gattonare e a camminare. L’adulto deve semplicemente assecondare questa sua sensibilità e strutturare l’ambiente adatto; il resto lo farà il bambino da sé.
Nel periodo sensitivo dell’amore dell’ambiente il bambino manifesta quest’attrazione verso il suo contesto, perché vuole scoprirlo, conoscerlo ed assimilarlo. I genitori in questa fase devono curare l’ambiente dal punto di vista dell’igiene e dell’ordine, rendendolo adatto alle attività pratiche del bambino di gioco, scoperta e concentrazione.

Nel periodo sensitivo dell’ordine il bambino manifesta un’esigenza di ordine.

“V’è un istinto che comincia a rivelarsi nel primo anno d’età e ha la sua massima manifestazione verso i due anni: il bisogno del bambino, per costruire la propria mente, di vedere le cose sempre nello stesso posto e nell’uso cui sono destinate. Se questo non avviene e qualcuno perturba l’ordine o la destinazione degli oggetti, egli è offeso e ferito, si crea per lui un ostacolo ed egli si difende difendendo le cose, facendole rimanere quanto più si può nello stesso modo, come gli occorre che siano” Maria Montessori

Un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto è la prima regola che incontra nelle scuole Montessori: è una legge naturale, il principio che regge l’intero universo.
In questa fase il bambino desidera che ogni cosa sia al suo posto, dandogli gratificazione, perchè rispetta il suo senso dell’ordine, come abbiamo già narrato nell’ articolo precedente di questa rubrica. Il bambino in un ambiente ordinato, può orientarsi, concentrarsi sulle operazioni mentali e sulla concretezza delle classificazioni, delle categorizzazioni e di tutte le attività mentali che sta mettendo in atto.
Il bambino nel disordine soffre a livello psichico, manifestando il suo disagio attraverso pianti disperati o momenti di rabbia.
Infine, nel periodo sensitivo del linguaggio il bambino esprime se stesso attraverso rumori, vocalizzi, paroline, allenandosi ad ascoltare e ad ascoltarsi in un’ottica di lavoro di relazione con l’altro.
Scopriamo qualcosa di più sul linguaggio.

IL LINGUAGGIO SECONDO MARIA MONTESSORI 

Maria Montessori ci spiega come il bambino abbia la possibilità di sviluppare il linguaggio durante il periodo sensitivo da 0 a 6 anni, in base al proprio interesse naturale.
Il bambino sperimenta il linguaggio a livello inconscio dall’ambiente, si sviluppa naturalmente come creazione spontanea. Si tratta di un processo di apprendimento spontaneo con fasi uguali per tutti i bambini e per qualsiasi lingua.
Il bambino mentre impara il suo linguaggio attiva delle “nebule” che sono delle energie creative che gli permettono di assorbire l’ambiente in cui vive.
Maria Montessori fa spesso delle similitudini tra astronomia e sviluppo del bambino.

“Grazie alle energie nebulari del linguaggio il bambino diviene capace di distinguere i suoni del linguaggio parlato dagli altri suoni e rumori che gli giungono mescolati nel suo ambiente”.

“ Da questa nebula ogni lingua, che il bambino troverà nel suo ambiente, si svilupperà nello stesso tempo e con lo stesso procedimento in tutti i bambini del mondo”.

L’apprendimento del linguaggio avviene, secondo Maria Montessori, attraverso un percorso non lineare, ma caratterizzato da movimenti, esplosioni fino ai due anni, due anni e mezzo, momento in cui avviene una effervescente e veloce formazione del cervello.
Da qui ai sei anni il linguaggio si organizza in strutture, che vedremo in un prossimo articolo di approfondimento sulla scrittura.

“Il linguaggio è l’espressione di un accordo fra un gruppo di uomini, e può essere compreso solo da quelli che hanno convenuto di rappresentare determinate idee mediante determinati suoni. Altri gruppi hanno adottato altri suoni per rappresentare le stesse idee e gli stessi oggetti: e così il linguaggio diviene una barriera che separa un gruppo dall’altro mentre accomuna i membri di uno stesso gruppo. È lo strumento necessario per lo sviluppo di un pensiero comune”
Maria Montessori

Nell’acquisizione del linguaggio si sviluppano sempre due periodi principali:

  1. la fase pre linguistica che va dalla vita prenatale fino ai 12 mesi;
  2. la fase linguistica dai 12 mesi ai 3 anni.

Secondo l’ottica montessoriana lo sviluppo del linguaggio nella fase prelinguistica avviene grazie alle memorie che vengono accumulate dai neonati durante la vita prenatale. Infatti il bambino nella pancia riconosce la voce della mamma che parla e quella del papà. dopo la nascita entrambe le voci hanno il potere di calmare il bambino perché risultano a lui suoni conosciuti e noti.
I neonati comunque mostrano in generale un interesse spiccato per la voce umana perché si trovano in un periodo detto sensitivo del linguaggio ed essa è proprio il suono preferito dell’ambiente circostante.
Una primissima forma di linguaggio è il pianto del bambino che gli permette di comunicare in maniera vera e propria. Poi si sviluppano dei piccoli vocalizzi che sono già delle prime forme di comunicazione.

A partire dal terzo mese nei bambini compare la possibilità di modulare la voce: avviene una trasformazione della laringe che lavora in una modo peculiare per trovare la posizione regolare e completare il processo di mielinizzazione.
Durante questa fase il bambino generalmente utilizza il linguaggio soprattutto con la figura materna o comunque con la figura di riferimento. Oltre alla voce, per comunicare con la mamma il bambino utilizza lo sguardo. Da qui nasce la comunicazione diadica, cioè la primissima forma di comunicazione tra bambino e mamma.
Dal terzo mese in poi i bambini cominciano a produrre dei vocalizzi chiari, sembra quasi che i neonati cantino e abbiano voglia di interagire giocando con l’ambiente.

Da circa cinque mesi compaiono le prime consonanti che generalmente sono m, d e n, con le quali i bambini associano poi la vocale costruendo le prime proto parole come mamma, nanna, dada. Sono tutte le ripetizioni casuali ma pian piano inizierano ad assumere significato.
In questa fase inizia la lallazione, cioè la ripetizione di sillabe sempre uguali che piano piano assumono significato.
I bambini mentre esercitano continuamente la voce hanno consapevolezza di avere a disposizione la bocca e inconsapevolmente la laringe per produrre suoni e entrare in comunicazione con gli altri.

Tra gli 8 e 10 mesi i bambini sono in grado di rispondere in maniera appropriata a delle richieste verbali fatte degli adulti. Comprendono il messaggio, per esempio “fai ciao”, “dammi la manina”, ed i primissimo significato della parola “no”.
Intorno ai 12 mesi i bambini dovrebbero pronunciare le prime parole, che in genere riguardano i componenti della famiglia, pappa, nanna, ciao.
Tutte le paroline molto semplici che non esprimono però solo una parola singola ma per i bambini sono un significato di una situazione, quindi vengono dette olofrasi perché per loro rappresentano un’intera frase.

A partire dai 12 mesi ai 3 anni avviene lo sviluppo del linguaggio nel periodo definito linguistico
Questo periodo si divise in ulteriori due fasi:

  1. locutoria dai 12 ai 20/22 mesi,
  2. delocutoria dai 20/22 ai 36 mesi.

Nella fase locutoria i bambini possono usare la stessa parola per descrivere situazioni diverse oppure, viceversa, possono utilizzare diverse parole per esprimere la stessa situazione.

Stanno sperimentando loro stessi nelle situazioni differenti quindi stanno sperimentando l’assimilazione e l’accomodamento che sono aspetti un studiati dal celebre pedagogista Piaget. Di conseguenza il linguaggio si adatta all’ambiente e permette di sperimentare se stesso e gestire eventuali cambiamenti.

Durante la fase locutoria le frasi iniziano a comporsi di parole che in genere sono formate da un soggetto è da un’altra parte della frase, non per forza il verbo.
Tecnicamente si parla di frase nucleare dov’è la prima parola è il soggetto mentre la seconda serve proprio a descrivere la situazione del qui ed ora, che sta vivendo il bambino.

Intorno ai 2 anni i bambini hanno una specie di esplosione del vocabolario, in cui imparano tantissime parole. Per questa fase Maria Montessori crea proprio delle carte con le nomenclature che hanno la funzione di potenziare al massimo questa capacità. (Più avanti nell’articolo vi parlerò delle carte delle nomenclature)

Nella fase delocutoria dai 20/22 mesi ai 36 circa i bambini acquisiscono maggiore consapevolezza nel discorso le frasi si allungano e diventano più articolate.
Si passa da una struttura nucleare della frase a una struttura della frase nucleare espansa nella quale viene inserito anche il verbo.

In questa fase di crescita i bambini sono in grado di descrivere ciò che avviene nell’ambiente esterno e delle loro emozioni e anche di giudicare le situazioni che vivono, e se non sono d’accordo, di opporsi fortemente a queste. Infatti è la fase dove la parola “no” viene utilizzata con molta frequenza.
Viene utilizzato l’appellativo dei “Terrible two”, la fase in cui i bambini dicono spesso no e si oppongono con forza verso situazioni che in quel momento non gli piacciono. In questa fase dei no, il bimbo attraverso il linguaggio manifesta il suo carattere, la sua presa di posizione che poi verrà modulata con la crescita.

Verso il 3 anni i bambini non parlano più il di se stessi utilizzando la terza persona, ma usano il pronome io è un che è un grande passo avanti per lo sviluppo. Qui avviene un passo importante per la crescita dei cuccioli di uomo: il bambino ha coscienza e consapevolezza del suo posto nel mondo del suo ruolo e afferma la propria identità utilizzando il pronome meglio è per questo che dagli altri di essere riconosciuto come una persona unica ed irripetibile.
Lo sviluppo del linguaggio porta con sè tutta una parte delle competenze emozionali secondo Maria Montessori.
Si tratta infatti degli aspetti emotivi che sono alla base dell’apprendimento della lingua madre. Oltre ad avere un apparato fonatorio e uditivo che funzionino bene è fondamentale il desiderio che il bambino ha di comunicare.
Maria Montessori descrive proprio il linguaggio come la parte emozionale del desiderio di comunicazione.

I bambini assorbono linguaggio dall’esterno, ma per essere in grado di parlare devono decidere di usarlo. Per questo è necessario che ci sia un buon clima emotivo, che è la condizione fondamentale per uno sviluppo del linguaggio migliore possibile.
Maria Montessori si sofferma molto nei suoi studi su questo aspetto, perché considera lo sviluppo emotivo fondamentale e correlato a tutte le fasi di sviluppo biologico del bambino.
Un ulteriore aspetto essenziale è il passaggio dalle informazioni concrete a quelle astratte e il linguaggio è lo strumento concreto parlato che permette al bambino di ricevere e produrre conoscenze, sempre più grandi, articolate da esperienze pratiche concrete verso pensiero ed astrazione.
Dopo questo approfondimento sul linguaggio secondo Maria Montessori possiamo strutturare delle strategie per potenziarlo … a partire da alcuni materiali.

PROPOSTE DI LAVORO: NOMENCLATURE E SILENT BOOK

Lo studio delle nomenclature ebbe inizio durante il periodo dell’esilio volontario in India, in quanto Maria Montessori intorno agli anni trenta del Novecento ruppe i rapporti con il governo fascista. Con lei il figlio Mario, che l’accompagna in questa avventura dove creano le prime classificazioni attraverso delle carte nomenclature come materiale per lo studio della botanica.
Queste carte hanno una funzione ben più profonda rispetto a quella che sembrerebbe in apparenza, infatti secondo Maria Montessori si depositano nell’inconscio del bambino e successivamente diventano risposte a bisogni profondi. Quindi sono alla base della cultura.

Le carte delle nomenclature sono delle immagini disegnate e colorate alle quali si associa il nome dell’oggetto rappresentato.
Le loro caratteristiche sono sempre le stesse indipendentemente dall’oggetto che rappresentano. Sono molto belle e permettono di catturare l’attenzione del bambino. Riguardano differenti categorie e possono essere raccolte in una scatola con l’etichetta dell’argomento.

In base all’età dei bambini si possono scegliere le differenti tematiche:

  1. Con i bimbi più piccoli in particolare si possono utilizzare (oppure realizzare) le carte che rappresentano colori, frutta e verdura, mezzi di trasporto, animali e figure geometriche;
  2. Per i bambini più grandi si possono utilizzare le carte con delle finalità differenti che possono essere collegate agli apprendimenti delle varie conoscenze delle materie scolastiche (numeri lingue straniere schede grammaticali) oppure per la lettura e la scrittura .

i periodi sensitivi nel metodo montessori

In base all’utilizzo che verrà fatto, il nome può essere incluso nella carta, oppure scritto su un cartellino separato, che poi dovrà essere abbinato alla figura giusta. Nelle carte Montessori c’è sempre un’immagine completa con immagine-nome e un’altra separata cartellino con il nome e con l’immagine.
Le carte delle nomenclature si possono acquistare oppure realizzare a casa; entrambe le possibilità sono adeguate al lavoro che si andrà a proporre al bambino.
L’importante è strutturarle in base alle funzioni che vengono sviluppate attraverso le carte delle nomenclature.

Oltre al lavoro inconscio, le nomenclature sono uno strumento efficace per svolgere la funzione sensoriale di riconoscimento dell’immagine, lavorando così sulla discriminazione visiva.
Inoltre permettono un potenziamento delle abilità di organizzazione spaziale, la capacità di associazione e di categorizzazione.
Il bambino, attraverso le carte delle nomenclature, risponde al suo bisogno di assimilazione di nuove parole a cui associa gli oggetti della vita quotidiana. Quindi sono un ottimo strumento come guida la conoscenza e all’implementazione del linguaggio sia in forma orale che in forma scritta.

Maria Montessori per utilizzare le nomenclature a scuola ha ideato un modello di lezione a tre tempi, prendendo spunto da Seguin.
La parola lezione non deve spaventare: non c’è alcuno scopo di illustrare verbalmente un concetto, anzi Maria Montessori ritiene che questi vengano interiorizzati dal bambino senza alcuno sforzo in maniera spontanea ed il materiale lo strumento per questa acquisizione.
Le lezioni attraverso le nomenclature devono essere chiare e molto obiettive, quindi sono strutturate in tre tempi nel quale

  1. L’insegnante presenta una caratteristica
  2. Chiede il suo riconoscimento
  3. Infine pronuncia la parola per verificare l’apprendimento

In sintesi le carte della nomenclatura hanno differenti funzioni, che sono alle basi dell’apprendimento e sono fondamentali, a mio parere, per l’acquisizione del linguaggio e per l’eventuale recupero.

SILENT BOOK: I LIBRI ILLUSTRATI CHE RACCONTANO STORIE

Un esempio di silent book: L’onda di Suzy Lee

i periodi sensitivi nel metodo montessori

(foto credits:google)

Un altro strumento interessante da utilizzare per lo sviluppo del linguaggio, oltre che per altre funzioni, è il silent book.
Si tratta di libri illustrati che hanno la caratteristica di essere completamente muti, dove il racconto si sviluppa solo attraverso le immagini e la capacità nostra di raccontarle o dei bambini di interpretarle o reinventarle.

Questo strumento a mio parere ha una grande valenza educativa, innanzitutto perché è in grado di superare le barriere linguistiche e quindi permette un approccio multiculturale.
Sicuramente i silent book possono destare preoccupazione verso alcuni genitori, ma in realtà per il bambino non c’è alcuna differenza che il libro sia scritto oppure non vi siano parole; per lui è importante la relazione che si crea durante il racconto della storia, il viaggio che si compie con la fantasia e l’emozione che si prova in quel momento o che si rivive e si ricorda.

Un esempio di quiet book (immagini da google)

i periodi sensitivi nel metodo montessori

(foto credits: google)

I silent book non sono i quiet book che invece hanno la funzione di stimolare la manualità e lo sviluppo sensoriale e richiamano alla parola quiet che è riferita alla calma e alla tranquillità.
I quiet book si possono realizzare con differenti materiali tra cui feltro, velcro, bottoni, nastri, ritagli di stoffa, cerniere. Questi strumenti permettono di lavorare sulle prime autonomie, ma anche sul mantenimento dell’attenzione, la concentrazione anche dei bambini piccolissimi.
Senza essere artisti si può creare un bellissimo quiet book per i propri bimbi.

Tornando ai silent book dobbiamo pensare che la parola silenzio incoraggia al contrario la voce del lettore e la produzione originale di un linguaggio. Qui avviene una conversazione, uno scambio, una riflessione unici ed irripetibili nelle stesse identiche modalità. Vi è una riflessione sulla pronuncia di alcune parole che possono essere nuove, oppure già esplorate, narrate e ascoltate.
I silent book sono un ottimo strumento di stimolazione del linguaggio e possono essere utilizzate già dopo il primo anno di vita.

Tra i miei preferiti:

Davvero particolare l’incontro con un cervo misterioso del libro FIGLIO UNICO dell’autrice Guojing, edito da Mondadori e consigliato dai 5 anni.

Grazie per essere arrivate fino alla fine dell’articolo, vi aspetto il prossimo mese con un altro approfondimento sul metodo Montessori.



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