Litigi e Tensioni: Quando le Discussioni turbano gli Umori
“Possiamo farcela. Dobbiamo farcela. Per loro”.
Ma non ce la fai mai per i bambini. E loro sanno che non contano, s’industriano. Mettono le tazze per la colazione, spiano gli sguardi, i silenzi. Danno il bacio di qua e di là, con il terrore di sbagliare momento, di sbagliare guancia. Aspettano anche loro. Che l’amore ritorni..”Margaret Mazzantini, Nessuno si salva da solo
Chiudete gli occhi per un istante e provate a tornare bambini. Respirate profondamente e provate a ricordare un momento, un solo momento, in cui avete assistito ad una litigata o a una discussione tra i vostri genitori. Cosa avete provato?
Ricordo che da bambina sono state diverse le discussioni a cui ho assistito, più o meno forti, e ricordo che avevo paura di due cose principali: la SEPARAZIONE e l’ABBANDONO.
Due adulti discutono e litigano, e la loro maturità è tale da sapere che una discussione non andrà a minare il loro rapporto, ma un bambino quando vede i propri genitori litigare non è ancora sufficientemente maturo per comprendere che i propri genitori hanno bisogno anche di questi momenti.
Perché è così: litigare serve e fa bene (quando non diventa disfunzionale), a volte è un modo per rimettere insieme i pezzi di giornate faticose ma ricordate che ci sono diversi tipi di litigi e sono diversi i modi in cui i bambini li percepiscono.
QUALI SONO LE CAUSE PRINCIPALI DEI LITIGI?
Lo sappiamo bene: il mondo adulto degli adulti è un susseguirsi di commissioni e ritmi, impegni a cui non è possibile sottrarsi. Ci sono le mamme e le loro agende, ci sono i papà e le loro riunioni e poi ci sono i bimbi che sono occupati a cercare un posto in mezzo a questi spazi.
Mamme e papà tornano a casa stanchi e con la testa occupata e le situazioni per cui potrebbe scoppiare una discussione sono molte:
- Stress lavorativo ed economico: il lavoro occupa gran parte delle nostre giornate e la sera è difficile lasciarlo fuori dalla porta di casa. Un cellulare sul tavolo che continua a suonare e un computer sempre acceso aperto sulla casella delle mail potrebbero irritare il partner o i bambini, giustamente, bisognosi di attenzioni.
- Cibo: le famiglie, ad oggi, sono solite riunirsi a cena ma non sempre questo momento è vissuto con serenità. Sempre più bambini faticano a mangiare tutti gli alimenti e per questi motivi gli animi dei genitori potrebbero riscaldarsi in fretta. Troviamo mamme che magari scelgono di preparare molti alimenti diversi per rendere soddisfatti tutti, accumulando così altro stress; oppure genitori che pur di vedere i loro figli mangiare sono disposti a trasformare il cibo in merce di scambio (il famoso meccanismo del: “Se mangi il minestrone ti do’ il dolcetto!”). Tutto questo crea scenari perfetti per discussioni di cui i bambini potrebbero sentirsi responsabili.
- Stanchezza: le routine di una famiglia solitamente sono ben definite, così come i ruoli di madri, padri e figli. Tali routine però non è detto che vadano bene per tutto il corso della vita, proprio perché cambiano i bisogni e le situazioni e per questo è possibile che le famiglie affrontino dei momenti di CAMBIAMENTO, un cambiamento che potrebbe essere causa di qualche terremoto emotivo.
LITIGARE O COMUNICARE?
Non tutte le discussioni però sono uguali e alcune potrebbero causare un dolore profondo all’interno della storia di una famiglia.
Ci sono liti talmente forti da infiammare e incenerire la dignità dell’altro (Mal D’amore, Berto; Scalari, 2011). Il problema è che ancora oggi non ci si rende conto che litigare non significa ferire l’altro e schernirlo, umiliarlo per dimostrarsi più forti: litigare potrebbe essere un’arte da imparare.
Prima di essere madri e padri, i genitori sono una coppia e spesso i litigi sono dovuti a una COMUNICAZIONE DISFUNZIONALE: immaginate una moglie che chiede al marito per quale motivo è così arrabbiato. Il marito risponde di non esserlo e la moglie replica il contrario. Il marito continua a negare ma la moglie insiste.
Alla fine, il marito giustamente arrabbiato urlerà, realizzando però la profezia lanciata dalla moglie stessa che, vista la reazione del marito, rafforzerà la sua iniziale confessione.
Che cosa è successo? Uno dei due partner si è messo in testa qualcosa rispetto a ciò che pensa o prova l’altro e, cercandone conferma, proprio perchè chi cerca trova, finisce per crearla, realizzando ciò che inizialmente era una convinzione personale.
Situazioni di questo tipo all’ interno dei nuclei familiari accadono ogni giorno e quello su cui occorrerebbe concentrarsi è proprio il modo in cui si comunica.
LITIGARE E’ NORMALE
Litigare è normale, simbolo di interesse e voglia di confrontarsi, caratteristica di un legame solido e forte, ma così come in ogni cosa anche nel litigio è necessario che madri e padri sappiano porsi dei limiti per non ledere la dignità dell’altro.
Litigare in modo costruttivo significa che entrambi i soggetti sono in grado di sostenere la presenza aggressiva dell’altro: presenza aggressiva non significa che l’altro è violento, significa semplicemente che porta con sé delle tensioni da affrontare.
Nel momento in cui entrambi i soggetti riescono a far fronte a tale presenza sarà possibile sostenere un litigio costruttivo.
Capire questo, significa saper accettare la diversità e le peculiarità dell’altro, quelli che in una coppia chiamiamo difetti, sono i lati del carattere del nostro partner che alcune volte non riusciamo ad affrontare.
Comunicare in modo costruttivo quando in una coppia si litiga è difficile perché viene meno una funzione della comunicazione fondamentale, quella dell’ASCOLTO.
Ci sono coppie in cui, uno dei due partner subisce passivamente lo sfogo dell’altro, altre in cui uno dei due sovrasta l’altro senza lasciargli modo di parlare ed altre in cui semplicemente si urla.
Lo psicologo Gottman afferma che durante una lite occorre:
- ASCOLTARE: è necessario comprendere l’ altro, accogliere le sue motivazioni e cercare di mettersi nei suoi panni;
- DIALOGARE: significa permettere che avvenga uno scambio;
- NON GIUDICARE: è importante mantenersi disponibili, apertialle motivazioni del partner, senza criticarlo. In caso contrario, entrambi avranno l’impressione di stare duellando, quando invece deve trattarsi di uno scambio costruttivo.
Tutto questo è semplice? Sicuramente no, ma essendo adulti, si può comprendere e riflettere su dove sbagliamo e c’è sempre la possibilità di poter migliorare.
Perché dobbiamo imparare a litigare? Mamme e papà devo ricordare che durante le loro discussioni c’è sempre qualcuno che li osserva.
COSA IMPARANO I BAMBINI DAI LITIGI DEI GRANDI?
Si afferma continuamente che i bambini sono grandi imitatori, menti assorbenti che osservano, imparano, consolidano, fanno propri dei modelli che poi adottano nella loro quotidianità in mezzo agli altri.
Dicono che un bambino che vede i propri genitori urlare, sarà aggressivo; quello che sentirà dire le parolacce le ripeterà a sua volta; quello con i genitori musicisti sarà un artista..
Se questo era vero fino a qualche tempo fa ad oggi le mie considerazioni sono diverse: i bambini sono bombardati da molteplici stimoli sociali e non è detto che i modelli che adottano siano obbligatoriamente quelli vissuti all’ interno del nucleo familiare, certo però che il buon esempio arriva prima di tutto, dai propri genitori.
COSA SUCCEDE NEI BAMBINI E NEGLI ADOLESCENTI QUANDO MAMMA E PAPA’ LITIGANO?
Prima di concentrarsi sulle azioni che i nostri figli potrebbero fare, dobbiamo concentrarci su quello che emotivamente nasce in loro di fronte ad una discussione.
Un figlio che assiste a litigi disfunzionali, fatti di offese e accuse, proverà un senso di angoscia, ansia e paura perché vedrà le loro sicurezze distruggersi.
L’errore più grande in cui i genitori inciampano inconsciamente è poi quello di “utilizzare” i propri figli all’ interno delle loro liti, come strumenti da schierare dalla propria parte o contro il partner.
Sono molte le separazioni in cui i figli vengono utilizzati come merce da riscatto, ma ancora prima delle separazioni, ci sono famiglie in cui, durante ogni discussione, uno dei due genitori, chiede al bambino di schierarsi da una parte o dal’altra. Anche chiedere al proprio figlio cosa pensa rispetto ad una lite in corso è errato: chi pone la domanda mette il figlio nella condizione di dover dargli ragione, mettendolo quindi in contrasto con l’altro.
La tendenza di VOLER AVERE RAGIONE ad ogni costo, in alcuni momenti, sovrasta tutto e anche il benessere psicologico dei figli viene messo da parte.
Tra le conseguenze più gravi che potrebbero esserci nel comportamento di un bambino o di un ragazzo che ha vissuto a contatto costante con litigi disfunzionali ci sono l’apatia, la depressione ed una carica di aggressività elevata verso sé stesso e/o gli altri.
I bambini, incapaci di leggere con maturità una lite, potrebbero percepirla in modo molto più grande e serio e consolidare tali discussioni con un’immensa sofferenza personale.
Cosa fare dunque? Non bisogna più litigare di fronte ai bambini? Assolutamente no. Le famiglie perfette sappiamo che non esistono e saper affrontare un conflitto è una grande lezione di vita che ogni bambino deve imparare.
Ricordate che potreste fingere di fronte ai vostri figli, nascondere la tensione che provate ma gli umori e le emozioni aleggiano nell’aria e si colgono. Se non esposte creano ancora più confusione e angoscia, perché non permettono ai bambini di rispecchiarsi emotivamente nel genitore e di trovare delle risposte. (Vedi rispecchiamento emotivo nel mio articolo precedente, “Le paure nell’ infanzia”)
La rabbia, così come la paura, la felicità e la tristezza, è una delle emozioni da accogliere e conoscere e solo grazie a due genitori che litigano consapevolmente i bambini potranno iniziare ad esercitarsi nel conflitto.
Impariamo a non avere paura delle emozioni e impariamo che anche da adulti possiamo metterci in discussione, non solo con l’altro, ma anche con noi stessi. Il litigio più difficile da affrontare è quello che ogni giorno abbiamo con noi stessi, quando sentiamo di venire meno in qualcosa, quando sentiamo di mancare d’affetto verso qualcuno.
Insegniamo ai nostri figli che l’amore non è privo di contrasti e differenze ma che le differenze si possono accettare ed amare. Insegniamo loro che i pregi e i difetti non esistono, ma esistono le persone nella loro completezza ed è questa che dobbiamo saper accettare per costruire legami solidi e sinceri.
Mi chiamo Irene, sono un’educatrice e pedagogista.
Per 5 anni l’Università degli Studi Milano Bicocca mi ha ispirata ed ospitata tra lezioni, laboratori ed esami, un percorso universitario il mio, che aiuta ad aprire il pensiero verso nuovi orizzonti.
Lavoro da quattro anni come educatrice presso scuole medie, elementari e centri aggregativi, dove ho lavorato accanto a minori con differenti patologie e diagnosi: disturbi specifici dell’apprendimento, disturbi psichici, disabilità fisiche e autismo.
Ho svolto servizi di assistenza domiciliare minori presso famiglie che vivono situazioni di grave difficoltà sociale e psicologica. Da un anno lavoro come pedagogista presso asili nidi e studi privati dove svolgo servizi di consulenza pedagogica e sostegno alla genitorialità.
Mio marito è tornato da me con l’aiuto del dottor UDAMA aiutandomi a ripristinare la mia relazione dopo 7 mesi di relazione interrotta. Adesso vivo felicemente con mio marito e lui mi tratta come una regina. Tutto grazie all’UDAMA. Contatta UDAMA tramite chiamata/WhatsApp (+1 818 532 9812) e Viber (+27 63 873 8464) o e-mail (UDAMAADA@GMAIL.COM). Sarà la risposta al tuo problema, fidati di me. Sono una testimonianza vivente del suo buon lavoro. ….