Storie di Latte: Io allatto ancora #3
Storie di Latte, questo è il nome che ho pensato che meglio potesse raccogliere i post in cui parliamo di allattamento e maternage; ho pensato di creare una pagina nel blog in cui convogliare tutti i post scritti fino ad ora nei quali ho raccontato la mia esperienza personale di allattamento prolungato e quelli in cui ho trattato altri temi riguardanti sempre il magico mondo della prima infanzia, se ne avete perso qualcuno potete ritrovarli tutti al link sopra indicato, divisi per categorie.
Questa settimana torniamo a parlare di allattamento, mettendo da parte momentaneamente ciò che riguarda le mamme che come me continuano ad allattare al seno i propri bimbi considerati “ormai grandi” per soffermarci invece e imparare qualcosa in merito all’allattamento al biberon.
Perché ho scelto di parlarvi di questo, vi starete chiedendo! Semplicemente perché io per prima sono sempre stata molto incuriosita dalle mamme che NON allattano, o non hanno allattato al seno preferendo il latte artificiale al proprio; molto spesso mi sento dire “non avevo latte”, o “non avevo abbastanza latte” così dopo le prime settimane di sofferenza in cui mamma e bambino non erano sereni e sembrava che il bimbo in questione non prendesse abbastanza peso, queste mamme sono passate al biberon prediligendo il latte in polvere e tirando subito un sospiro di sollievo. In poco i bimbi hanno preso il peso che le tabelle dei medici dicono sia il giusto nelle varie settimane per restare nei percentili corretti, e le mamme hanno notevolmente ridotto il livello di stress non sentendo più gravare sulle proprie teste il pericolo che il figlio non crescesse a sufficienza o che il proprio latte non fosse abbastanza.
Con questo non intendo colpevolizzare queste mamme, ma mi sono fermata a riflettere dopo aver letto una frase di Giorgia E. Cozza che vi riporto: “Però, pensiamoci. Oggi sei mamme su dieci (circa) non riescono ad allattare quanto avrebbero voluto. La motivazione più ricorrente è che “non c’era abbastanza latte” o non ce n’era del tutto. Quindi sei mamme su dieci in Italia hanno un problema alle ghiandole mammarie. E nessuno si preoccupa? Nessun medico/esperto/scienziato dice nulla? Se sei italiani su dieci avessero un problema alle ghiandole, che so, surrenali, salivari, lacrimali, o altre, sarebbe emergenza sanitaria.
Come abbiamo fatto a lasciarci convincere che fosse normale non poter nutrire i nostri figli? Il latte materno ha garantito la sopravvivenza della specie dall’alba dei tempi, perché mai il corpo femminile dovrebbe essersi involuto?
No. Ce l’hanno raccontata sbagliata. Ci hanno fatto credere che il problema fosse il nostro corpo che non produceva latte, non ne produceva abbastanza, o produceva latte non nutriente (!), quando nella maggior parte dei casi il nostro corpo aveva tutte le potenzialità per nutrire al meglio il nostro bambino.
Il problema degli allattamenti non riusciti non sono le ghiandole mammarie. Sono la disinformazione, la mancanza di aggiornamento, la superficialità di chi dovrebbe garantire indicazioni corrette e suggerimenti efficaci alle madri per metterle in condizioni di far partire bene l’allattamento. Gli interessi economici. L’incapacità diffusa nella nostra società di offrire sostegno alle madri.
Altro che ghiandole.”
Le parole di Giorgia E. Cozza, (giornalista e pluri mamma da quasi venti anni impegnata a divulgare informazioni riguardanti la gravidanza, allattamento e maternage), mi hanno oltremodo colpita, erano considerazioni che spesso ho fatto in modo molto personale chiedendomi più volte per l’appunto come fosse possibile che la stragrande maggioranza delle mamme che ho conosciuto avesse avuto dei problemi con l’allattamento e che in poco tempo abbia ceduto al latte artificiale, possibile che davvero se l’organismo femminile è da sempre predisposto naturalmente alla produzione di latte per soddisfare la richiesta dei propri figli, adesso ci siano così tante mamme che non riescono ad allattare!?
Per cercare di fare luce e chiarirmi un po’ le idee ho pensato semplicemente di confrontarmi con una amica e mamma alla quale ho chiesto se fosse disponibile a rispondere a qualche domanda; ci tengo molto a ringraziare Gaia, si siamo omonime, per aver accettato e aver risposto in modo così esaustivo alle mie domande, la ringrazio soprattutto per aver voluto condividere con me e di conseguenza oggi anche con voi che state leggendo la sua esperienza di mamma giovanissima e per aver davvero messo il cuore in ognuna delle sue parole, ve le riporto esattamente così come le ha scritte lei!
D. Prima che nascesse Lavinia eri informata sull’allattamento al seno o sulla possibilità di allattare al biberon?!
R. Mentre ero incinta di Lavinia mi sono sempre immaginata l’allattamento al seno come una cosa assolutamente naturale ed istintiva quindi non mi ero mai posta il problema e non mi sono mai informata riguardo all’allattamento artificiale. Ero certa sarebbe andato tutto bene e che avrei allattato Lavinia. Sicuramente questo è stato un mio errore, dare per scontata una cosa che, di fatto, scontata non lo era per nulla. Era ovvio ci sarei riuscita anche io, come tutte, ma soprattutto ci tenevo talmente tanto che sapevo che mai avrei gettato la spugna, ero certa che, laddove avessi incontrato dei problemi, sarei comunque riuscita tranquillamente a superarli. Per questo motivo, fin da quando ho scoperto di essere incinta, ho preparato i miei capezzoli con creme specifiche e tutti i miei acquisti durante i nove mesi sono stati sdraiette, vestiti, giocattoli ma mai un biberon o un ciuccio dato che nella mia testa già sapevo che non li avrei mai utilizzati.
D. Quando è nata la bimba, in ospedale sei stata accudita dal personale di reparto e seguita per poter allattare? Oppure ti sei sentita abbandonata e il personale non era cosi tempestivo laddove ce ne fosse bisogno?!
R. Ecco, purtroppo questo è l’unico problema che ho riscontrato durante il parto e nei giorni seguenti trascorsi in ospedale. Appena ho cercato di attaccare Lavinia al seno sono iniziati i guai, lei non si è MAI attaccata. La quantità di colostro che usciva era minima, anzi si potrebbe dire nulla. Ho trascorso quasi 4 giorni in reparto senza che NESSUNO mi parlasse dell’esistenza dei paracapezzoli, senza che NESSUNO cercasse di capire effettivamente dove stesse il problema. Ho vissuto 4 giorni da incubo, nei quali Lavinia non si è mai attaccata al seno, perdendo così più di 500 grammi nei primi giorni di vita. L’ultima notte di ricovero un’infermiera, io la considero un angelo, ha portato Lavinia al nido e le ha dato 30ml di latte artificiale così da farmi riposare almeno 2 ore (dato che erano 4 notti che non dormivo). Sono stata dimessa senza che mi venisse la montata lattea, senza nessun tipo di istruzioni tranne il “ci vediamo domani per il controllo del peso”. La stessa infermiera della notte mi diede il consiglio di darle una minima aggiunta di latte artificiale se proprio, di notte, non fossi riuscita ad attaccarla. Non l’ascoltai e decisi di non comprare il latte artificiale. La domanda che mi pongo ancora adesso a distanza di 5 anni è “PERCHÉ?!” “Perché dimettere in queste condizioni una ragazza di 22 anni che a malapena riesce a cambiare il pannolino ad una bambina, se ancora non è in grado di nutrirla correttamente in autonomia?” Quella notte ricordo fu un inferno. Per la prima volta ero a casa mia con una bambina, con tutti gli squilibri dovuti agli ormoni e senza riuscire a darle niente da mangiare. Avevo di fronte mia figlia e mia figlia non mangiava da ormai CINQUE giorni. Il giorno seguente, dopo essere tornata in ospedale, mi fecero provare PER LA PRIMA VOLTA il paracapezzoli, ma con una bimba affamata e senza montata lattea, il tentativo finì con un nulla di fatto. Provarono quindi con il tiralatte. TRE ore di tiralatte. Ricordo che vedevo donne entrare ed uscire dalla stanza, tutte allattando, tutte con i loro super sorrisi, tutte con la certezza di essere delle ottime mamme e tutte che naturalmente davano anche a me consigli ed esprimevano giudizi assolutamente NON RICHIESTI e non graditi. Io invece avevo in un braccio una bambina urlante e dall’altra un tiralatte che, in tre ore, si riempiva di 15ml. Per la seconda volta mi fecero andare a casa consigliandomi il tiralatte praticamente tutto il giorno. Sono sincera, ci ho provato, ma solo una notte! Dopo quella notte ricordo ancora mio padre che guardandomi mi disse “Gaia ricordati che la tua mente e il tuo benessere saranno sempre più importanti dell’allattare Lavinia al seno. Tua figlia crescerà bene e felice, perché tu lo sarai, non perché l’avrai allattata.” La mattina seguente mi sono recata in farmacia, ho comprato il latte artificiale, ho pianto per giorni perché, alla fine, quella era “l’unica cosa che dovevo saper fare”. Come puoi essere considerata una buona madre se l’unica cosa che dovresti fare non riesci a farla!?
D. Durante il periodo dell’allattamento, che nel tuo caso è stato al biberon, hai mai avuto la sensazione o l’impressione dovuta a pareri “esterni” che fosse più giusto allattare al seno?! Questo te lo chiedo perché erroneamente si pensa sempre che allattare al biberon renda una mamma meno mamma, in qualche modo si tende a sminuire il ruolo di mamma perché pare che “non fosse in grado” di allattare al seno, quando invece a mio personale avviso la scelta consapevole di allattare al seno o al biberon sia fondamentale per ogni mamma al momento della nascita del proprio bimbo per poter vivere in modo sereno tutto il periodo di allattamento
R. Questo era esattamente quello che intendevo prima, purtroppo per imbarazzo e per mille altri motivi la prima domanda che si pone ad una mamma che ha appena avuto un bimbo è “lo allatti?!” A me questa domanda l’hanno posta circa 3 persone al giorno per i primi 6 mesi. Non ci ho mai fatto l’abitudine anche perché, purtroppo, ci sono persone più empatiche ed altre che, invece, si sentono in diritto di darti il loro parere non richiesto. Non penso che con i mesi o gli anni riesci a fartene una ragione. Ancora adesso che Lavinia ha 5 anni trovo persone che colpevolizzano me per alcuni problemi (di salute) che ha Lavinia. “Non hai allattato, accidenti… sarà per quello allora che tua figlia soffre d’Asma, poverina…”.
D. Ci sono state nella tua prima esperienza persone che si sono sentite in diritto di insegnarti ad allattare o a gestire quei momenti di intimità con la tua bimba?! E che con tali atteggiamenti ti abbiano resa più insicura o al contrario abbiano fortificato le tue modalità di gestione della tua bimba?! Ora che hai già esperienza e stai vivendo la seconda gravidanza pensi di affrontare i “pareri/consigli non richiesti” in modo più maturo?!
R. Purtroppo, come ho detto in precedenza, ritengo di non aver trovato persone competenti vicino che mi abbiano aiutato a trovare la giusta intimità con Lavinia durante l’allattamento. Adesso io non ne sento la mancanza, io e Lavinia abbiamo un rapporto molto forte pur non avendola allattata. Non credo alle persone che mi dicono che solo con l’allattamento si riesce ad entrare in stretta intimità con il proprio neonato. Ora che sono di nuovo incinta spesso mi chiedo come mi comporterò per l’allattamento. Forse perchè quello vissuto per me è stato un vero e proprio trauma. In quei momenti difficili ho cercato di non affondare trovando mille aspetti positivi per cui essere felice anche con il biberon in mano. Per esempio allattare artificialmente consente ad entrambi i genitori di creare un rapporto ugualmente significativo con il neonato conferendo così anche al papà la possibilità di apprezzare quel momento meraviglioso ed intimo. Purtroppo so già che non riuscirò a vivermi quel momento con la dovuta tranquillità. Non ho la risposta ora. Sicuramente però mi farò molti meno problemi della prima volta e cercherò di seguire il mio istinto facendomi trascinare dalle emozioni di quel momento (naturalmente avendo, ora, una consapevolezza più piena)
Leggendo le parole di Gaia mi viene subito da pensare che forse allora sono stata oltremodo fortunata io ad aver avuto Tommy che mi ha dato la scalata attaccandosi subito nel modo corretto al capezzolo?
Ho avuto occasione di conoscere una ostetrica che ha tantissimi anni di esperienza alle spalle e da sempre è promotrice dell’allattamento al seno, la quale nel giro di pochissimo aiuta le mamme che hanno problemi a far attaccare i propri figli ai capezzoli a togliere il para capezzoli e mostrare loro come far attaccare bene il bimbo al seno così da iniziare un sereno allattamento che porti soddisfazione e beneficio alla coppia mamma-bambino, questo per dire che se le mamme vengono aiutate e vengono davvero seguite sopratutto nei primissimi giorni poi ci sono meno probabilità che si creino dei problemi in seguito; certo che nei nostri ospedali ci possono essere dei periodi di piena e in cui le sale parto sono tutte occupate e magari il personale è particolarmente impegnato, ciò non giustifica però il fatto che troppe volte le infermiere o i dottori o chi sia idoneo a svolgere un ruolo di assistenza non compia appieno il proprio dovere e passi per un giro veloce in ogni stanza senza soffermarsi con le mamme il tempo necessario; mamme che magari nemmeno sanno esattamente che cosa chiedere, mamme che magari si sentono anche in imbarazzo a chiedere informazioni o a mostrare il proprio seno ad un estraneo, per cui per evitare questo momento non chiedono nemmeno aiuto.
Come sempre spero che un post dedicato a questo tema possa suscitare qualche domanda, e la voglia di confrontarci che credo sia davvero molto importante.
Ancora grazie a Gaia, la potete seguire nel suo social blog La tenda in salotto.
photo credits: pinterest.
Enjoy the green side of life!
Blogger dal 2005, pasticcera professionista dal 2011 e mamma (quasi) a tempo pieno dal 2016! Creo contenuti digital e mi occupo di sviluppare ricette vegetariane e vegane per tutta la famiglia, e condividere consigli e tips per vivere green e sostenibile.
Enjoy the Green side of Life!